Buon compleanno, tanti auguri. Che gran cazzata, questa storia degli auguri. Vanno bene, diciamo, fino ai tre, quattro anni, quando il bimbetto non capisce bene cosa stia accadendo, ma vede quei sorrisi accesi di idiozia e ascolta il battito di mani di gente che col tempo dimenticherà con facilità irrisoria. Lo zio Peppe. Chi era questo nella foto al mio compleanno? Lo zio Peppe?! Tuttavia, la creaturina sorride di rimando, a meno che non sia idiota a sua volta. Lo fa per pura imitazione, sia ben chiaro. Non v’è alcuna partecipazione emotiva. Ovviamente, tutto cambia allorché il mostriciattolo inizi a intuire che al prezzo di questa bolgia di adulti con facce ebeti e altrettanti gremlins urlanti per casa rimedierà regali. Il compleanno sono i regali, altro che auguri. Buon compleanno, grazie, d’accordo. Tanti auguri, va bene, come vuoi tu. Ma sgancia. Denaro contante o qualcosa da scartare. O che riveli a sua volta denaro. In alternativa a quel che volevo. Senza possibil...
di Alessandro Ghebreigziabiher, scrittore, drammaturgo, attore e regista teatrale