Eva è matta.
Eva è matta, su questo non c’è dubbio.
Non può essercene alcuno, osservandola e ascoltandola da vicino, come da lontano.
Perché Eva è strana.
Una tra tutte, parla da sola.
Ovunque, in ogni occasione, chiunque le si trovi davanti.
Sua madre l’ha definita una forma di comunicazione perfettamente sincera, prendendo alla lettera per antonomasia il motto: dice ciò che pensa.
Tuttavia, si sa come fanno le mamme, no?
Sono le professioniste della metà colma del bicchiere.
Suo padre, invece, l’ha sempre chiamata la ragazza dalla mente spalancata.
Che sa un po’ di letterario, no? Difatti, il soprannome giusto per lui è il babbo che scrive.
Ovvero, scrive agli editori, cercando di trovare collocazione degna per il suo unico romanzo, frutto del lavoro di una vita.
Titolo: La ragazza dalla mente spalancata, ma non ditegli che è autobiografico, perché si offende.
Sostiene che elementi personali ci siano, ma poi la fantasia ha fatto il suo, ecco.
A chiudere il cerchio, Mattia ha mostrato fin dall’inizio nei confronti del perenne chiacchiericcio della sorella un volubile atteggiamento di natura prettamente bifronte.
Potresti abbassare la voce? Nei giorni migliori.
Che rottura di coglioni, in quelli meno.
Perché Eva è matta, e questo spiegherebbe molte cose, quasi tutto.
Quasi, quasi ce la facciamo.
Quasi ci riesco.
Ci sono quasi.
In questo quasi perfetto mondo.
Che forse, magari, quasi, quasi vedrà il millennio che verrà.
Perché quasi è il senso del racconto, questo.
Il nostro.
L’unica possibilità.
Che ci resta.
Dallo spettacolo teatrale Le sette vite di Eva
Eva è matta, su questo non c’è dubbio.
Non può essercene alcuno, osservandola e ascoltandola da vicino, come da lontano.
Perché Eva è strana.
Una tra tutte, parla da sola.
Ovunque, in ogni occasione, chiunque le si trovi davanti.
Sua madre l’ha definita una forma di comunicazione perfettamente sincera, prendendo alla lettera per antonomasia il motto: dice ciò che pensa.
Tuttavia, si sa come fanno le mamme, no?
Sono le professioniste della metà colma del bicchiere.
Suo padre, invece, l’ha sempre chiamata la ragazza dalla mente spalancata.
Che sa un po’ di letterario, no? Difatti, il soprannome giusto per lui è il babbo che scrive.
Ovvero, scrive agli editori, cercando di trovare collocazione degna per il suo unico romanzo, frutto del lavoro di una vita.
Titolo: La ragazza dalla mente spalancata, ma non ditegli che è autobiografico, perché si offende.
Sostiene che elementi personali ci siano, ma poi la fantasia ha fatto il suo, ecco.
A chiudere il cerchio, Mattia ha mostrato fin dall’inizio nei confronti del perenne chiacchiericcio della sorella un volubile atteggiamento di natura prettamente bifronte.
Potresti abbassare la voce? Nei giorni migliori.
Che rottura di coglioni, in quelli meno.
Perché Eva è matta, e questo spiegherebbe molte cose, quasi tutto.
Quasi, quasi ce la facciamo.
Quasi ci riesco.
Ci sono quasi.
In questo quasi perfetto mondo.
Che forse, magari, quasi, quasi vedrà il millennio che verrà.
Perché quasi è il senso del racconto, questo.
Il nostro.
L’unica possibilità.
Che ci resta.
Dallo spettacolo teatrale Le sette vite di Eva